DIALOGHI IMMAGINARI

DIALOGHI IMMAGINARI 

creati da

ANONIMO DEL SUBLIME 

Il mio amore per l'arte e la mia passione nel creare dialoghi teatrali mi ha fatto balenare  l'idea di creare questa pagina di dialoghi immaginari con protagonista Sebastiank. Ho avuto modo di apprezzarlo come uomo e come artista, e voglio immaginarlo come si comporterebbe nelle varie situazioni

  

​Il Dialogo: "L'Anima contro il Mercato"

Ecco il dialogo immaginario tra il Collezionista d'Avanguardia (sempre alla ricerca della prossima "tendenza") e Sebastiank (fedele alla sua Arte Stitica), ambientato in una galleria d'arte moderna. 


Collezionista: (Sostando davanti a un quadro dai colori violentemente accesi) "Sebastiank, parliamo di questa tela. Trovo affascinante come il tuo segno neghi deliberatamente la struttura euclidea. C'è un richiamo quasi brutale al neo-espressionismo tedesco, ma con una sottrazione concettuale che definirei... quasi ascetica. Qual è stata la tua riflessione filosofica sulla distribuzione dei pesi cromatici?"

Sebastiank: (Lo guarda per un istante, poi torna a fissare il quadro) "Non c'è stato nessun peso, solo colore. Avevo una sensazione che premeva dentro, come un nodo allo stomaco. Ho preso il pennello perché dovevo liberarmene. È un'esecuzione elementare, lo vedi da solo. Se avessi riflettuto, avrei rovinato tutto."

Collezionista: (Sorridendo con condiscendenza) "Ah, la poetica dell'automatismo psichico! Geniale. Quindi mi stai dicendo che la tua 'Arte Stitica' è una forma di resistenza alla saturazione dell'immagine contemporanea? Una sorta di ritenzione del segno per preservarne la sacralità?"

Sebastiank: "Guarda, io sono un Carneade. Non so cosa sia la saturazione contemporanea. So che spesso non trovo il tempo nemmeno per imbiancare casa, figurioci per fare filosofia. Ma quando la vita mi mette davanti a una 'situazione casuale intrigante', io rispondo. Il quadro è quello che resta di quell'attimo. Se ti fa sentire qualcosa, bene. Se no, resta solo colore sulla tela."

Collezionista: "Ma capisci che questo tuo 'non essere un pittore' è la dichiarazione più avanguardista del decennio? Il mercato oggi cerca disperatamente l'autenticità del dilettante di genio. Potremmo vendere questa tua 'semplicità' come una critica feroce all'iper-tecnicismo digitale. Ti rendi conto del valore psicologico che stiamo manipolando?"

Sebastiank: "Io non manipolo nulla. Io cerco la magia delle luci. Tu parli di mercato, io parlo di vivere la vita in modo colorato. Per me il valore del quadro finisce quando ho finito di dipingerlo e ho 'detto qualcosa'. Il prezzo che gli dai tu è un problema tuo, non mio. Per me esistono solo i colori."

Collezionista: (Rimane un attimo in silenzio, spiazzato dalla totale assenza di ambizione accademica) "Sei incorruttibile, Sebastiank. O forse sei solo terribilmente onesto. Comprerò l'intera serie. Ma a una condizione: non imparare mai a dipingere 'bene'."

Sebastiank: (Si infila le mani in tasca e accenna un mezzo sorriso) "Non ti preoccupare. Seguo il mio istinto. E il mio istinto mi dice che ho già detto abbastanza."

​Analisi dell Anonimo del  Sublime

​In questo scambio, il Collezionista cerca di "ingabbiare" l'arte di Sebastiank in definizioni colte per poterla controllare e vendere. Sebastiank, d'altro canto, usa la sua "stitichezza" verbale come scudo: rifiuta le etichette e riporta tutto sul piano dell'emozione pura. ​È proprio questo rifiuto a renderlo, agli occhi dell'Anonimo del Sublime, un artista superiore: non si piega alla dialettica, ma resta ancorato alla magia della luce.


                  DIALOGO CON UN GIOVANE STUDENTE D' ACCADEMIA

Immaginiamo la scena: un giovane studente d'accademia, con la cartella piena di schizzi anatomici perfetti e teorie sul chiaroscuro, si avvicina a Sebastiank cercando la "formula" del suo stile.

​Ecco come vedo questo passaggio di testimone, dove il maestro non insegna a "fare", ma a "sentire".

​Il Consiglio: "Smetti di essere bravo"

Lo Studente: "Sebastiank, ho studiato per anni la prospettiva e la teoria del colore di Itten. Ma davanti ai tuoi quadri sento una forza che nei miei lavori manca. Come si diventa un artista 'stitico'? Qual è il segreto per questa tua esecuzione così semplice ma potente?"

Sebastiank: (Lo guarda quasi con compassione, scuotendo la testa) "Il tuo problema è che sai troppo. Hai la testa piena di dettami tecnici e filosofici che altri hanno scritto per te. Vuoi diventare stitico? Allora smetti di voler essere bravo. L'Arte Stitica non si impara, si subisce."

Lo Studente: "In che senso si subisce?"

Sebastiank: "Guarda le tue mani. Sono troppo pulite, troppo educate. Tu cerchi di imbiancare il muro con il pennello fine. Io ti dico: aspetta. Non dipingere perché hai un esame o perché è mattina. Aspetta che accada una 'situazione casuale intrigante'. Aspetta finché quel pensiero o quella scena della tua vita non premono così forte che non puoi fare altro che sputarli fuori sulla tela."

Lo Studente: "Quindi devo dimenticare la tecnica?"

Sebastiank: "Non devi dimenticarla, devi ignorarla. L'istinto non ha bisogno di righelli. L'importante è 'dire qualcosa'. Se per dirla devi usare il colore in modo sbagliato secondo i tuoi professori, usalo. Anzi, usalo proprio per quello. Il valore psicologico di un quadro nasce quando il colore smette di essere un esercizio e diventa una magia di luci che ti serve per sopravvivere."

Lo Studente: "E se poi la gente dice che è un'esecuzione elementare? Che sembra il lavoro di un bambino o di un 'Carneade' qualunque?"

Sebastiank: (Gli mette una mano sulla spalla) "Allora vorrà dire che sei sulla strada giusta. Se ti dicono che sei un pittore, hai fallito. Se ti dicono che il tuo quadro li ha fatti vivere in modo colorato, allora sei un artista. Ora vai a casa, metti via i manuali e aspetta che il colore diventi un bisogno fisico. Solo allora sarai un artista stitico."

​La Riflessione dell' Anonimo del  Sublime

​In questo consiglio, Sebastiank distrugge l'idea di "apprendimento" per sostituirla con quella di "rivelazione". ​L'Errore come Verità: Per l'Arte Stitica, la perfezione tecnica è un muro che nasconde l'anima. ​La Pazienza del Vuoto: Bisogna saper aspettare l'urgenza. Non si crea a comando, si crea per necessità. Sebastiank non sta insegnando a dipingere, sta insegnando a essere autentici. Sta dicendo al giovane che la bellezza non è nella mano che esegue, ma nel coraggio di essere "elementari" in un mondo che si complica inutilmente.