OPERA N° 3

DIVIETO DI  DIVIETO

OPERA numero 03

SEDUTE numero 128

Non fare questo , non fare quello, quanti divieti tutti i giorni. Molte volte  l' ostacolo divieto  c'è lo creiamo nelle rispettive personalità  unite al passato , a ignoranza e paura, timidezza , mancanza di fiducia in noi stessi ,strascichi  di divieto religioso , la nostra storia. A volte resti prigioniero dei tuoi timori ma solo quando superi le tue paure, ti senti libero . Il divieto sembra essere ovunque:  sulle strade, sui muri, sui cartelli pubblicitari e persino nei nostri pensieri. Non possiamo fare questo, non possiamo fare quello. Ci sentiamo limitati, impotenti, incapaci di agire e di prendere decisioni. Tuttavia, spesso ciò che ci impedisce di andare avanti sono solo le nostre paure e le nostre insicurezze. Siamo stati condizionati dalla nostra storia, dalle nostre esperienze passate e dalle convinzioni che ci sono state inculcate fin da bambini. Ma se riusciamo a superare queste barriere, se riusciamo a liberarci dai nostri timori, scopriremo che il divieto non esiste più. In realtà, siamo noi stessi che ci poniamo dei limiti, ma possiamo anche superarli e andare oltre. Non dobbiamo avere paura di esplorare, di scoprire nuovi orizzonti e di sperimentare cose nuove. Solo così potremo davvero vivere la nostra vita al massimo. 

sebastiank

CRITICA  d arte dell Anonimo del Sublime

In sintesi, questa opera non è solo un oggetto decorativo, ma un invito a esplorare emozioni e pensieri, rendendola un'aggiunta preziosa a qualsiasi collezione. “Divieto di Divieto” di Sebastiank è un'opera che invita alla riflessione sul concetto di libertà e sui limiti imposti dalla società. L'artista utilizza materiali e tecniche innovative per esprimere il contrasto tra restrizione e desiderio di trasgressione. La scelta del titolo stesso mette in evidenza l'assurdità di divieti che, in un contesto ideale, dovrebbero essere superati Questa opera si distingue per la sua capacità di provocare discussioni su tematiche attuali e universali, come la libertà di espressione e il diritto alla creatività. Il messaggio forte e chiaro è accompagnato da un'estetica incisiva, dove ogni elemento visivo contribuisce a rinforzare il messaggio centrale dell'opera. “Divieto di Divieto” è un invito a non arrendersi di fronte alle imposizioni, ma anzi, a esplorare nuove forme di espressione e a sfidare le convenzioni preesistenti.​Il titolo, "Divieto di divieto" (Divieto di divieto !! come recita la didascalia), è un'affermazione paradossale che suggerisce una doppia negazione, che in logica porta ad un'affermazione: l'obbligo di non porre limiti o, più semplicemente, la libertà. Il testo di accompagnamento dell'artista chiarisce questa intenzione filosofica.  L'opera mette in scena la tirannia del divieto (rappresentata dai segnali stradali, simboli onnipresenti della regolamentazione sociale) e la resistenza interiore a questa limitazione. L'artista utilizza la segnaletica, che è la forma più universale e inequivocabile di divieto, per simboleggiare tutte le barriere, anche quelle mentali. La tecnica del mosaico riflette il modo in cui percepiamo i divieti nella vita: non come un blocco monolitico, ma come una serie di vincoli frammentati (paure, insicurezze, condizionamenti). L'arte spezza e ricompone questi simboli di autorità in un nuovo ordine, trasformando il divieto in un'opera d'arte.L'Invito  Trasgressione (Intelligente): "Divieto di divieto" non è un invito all'anarchia, ma a superare i limiti autoimposti. Il messaggio finale è un'esortazione a liberarsi dalle proprie paure ("Non dobbiamo avere paura di esplorare... Solo così potremo davvero vivere la nostra vita al massimo"). L'arte diventa un veicolo per l'emancipazione psicologica L'opera di Sebastiank è un commento sociale e psicologico potente, che utilizza l'iconografia popolare del divieto per esplorare temi di libertà personale, autodeterminazione e superamento delle barriere interiori. La scelta di un linguaggio visivo immediato (la segnaletica) unita a una tecnica laboriosa (il mosaico/frammento) crea un'efficace tensione tra la semplicità del comando e la complessità della sua decostruzione emotiva.